Le origini dell’alloro spiegate attraverso il mito di Dafne e Apollo: vi sveliamo perché viene associato ai “laureati”

L’alloro è un’antica pianta che cresce da secoli in tutte le terre lambite dal Mar Mediterraneo. Questo esemplare è ricco di significati principalmente grazie alla tradizione greco-romana. Ancora oggi conserva un affascinante mito circa le sue origini di cui non tutti sono a conoscenza.

mito greco di dafne e apollo

Il “Laurus” in antichità era consacrato ad Apollo. Non a caso Apollo è la divinità protagonista del mito che ci spiega come è nata la prima pianta di alloro. Ad aprire questo racconto è proprio il dio del fuoco che, dopo aver trafitto e ucciso un temibile serpente, ha voluto vantarsi con Cupido, il dio dell’amore. L’eccessiva sfrontatezza del dio nell’autoelogiarsi ha suscitato un sentimento d’ira in Cupido, che ha giurato vendetta. Quest’ultimo si è munito di due frecce: una d’oro e una di piombo. La prima avrebbe fatto innamorare chi sarebbe rimasto colpito e l’altra avrebbe provocato l’effetto opposto.

pianta d'alloro

La vittima della freccia d’oro è stato proprio Apollo, che si è innamorato perdutamente della ninfa Dafne e ha iniziato a seguirla ovunque. Lei al contrario è stata trafitta dal piombo e ha iniziato a correre disperatamente dopo aver visto il dio per la prima volta. Più lui cercava di raggiungerla per dimostrarle il suo sentimento più lei fuggiva. Sfinita da quella fuga la fanciulla ha chiesto aiuto a Peneo e Gea, i suoi genitori, perché la aiutassero. La sua corsa si è improvvisamente arrestata, le sue gambe si sono fatte più pesanti e delle foglie sono iniziate a spuntare dalle sue dita. In poco tempo la trasformazione si è ultimata: Dafne era diventata un albero d’alloro.

ramo in primo piano

Dopo aver assistito alla metamorfosi Apollo ha reso l’alloro una pianta sacra. In passato era considerata segno di gloria e i suoi ramoscelli si trovavano spesso sul capo dei vincitori. Secondo la mitologia greco-romana l’alloro era per di più simbolo di sapienza, motivo per cui veniva associato a coloro che al tempo erano i “laureati”. Si trattava in tal caso di poeti e di tutti coloro che erano considerati “dotti”.

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