Pianta nomade, la pianta-robot autosufficiente che si nutre di acqua inquinata

La pianta nomade è una pianta-robot in grado di ripulire il nostro ambiente, essendo decontaminante ed autosufficiente. L’artista messicano Gilberto Esparza ha realizzato questa opera con un obiettivo ben preciso. Ha voluto lanciare il messaggio e dimostrare che l’ambiente può essere restaurato piuttosto che distrutto.

Plantas Nomadas

La pianta-robot è un robot ecologico totalmente autonomo, dotato di pannelli solari. Sarebbe in grado anche di nutrirsi di batteri, passeggiando nei fiumi e negli stagni inquinati. Il procedimento è molto lungimirante, grazie ad una cella a combustibile microbica, gli elementi contenuti nell’acqua sono scomposti e trasformati poi in energia. Questa energia verrà poi utilizzata per alimentare le batterie del robot e per nutrire le piante presenti sulla sua schiena.

L’artista messicano Gilberto Esperanza non è nuovo a questo tipo di creazioni. È diventato famoso per altri esperimenti di questo genere, come ad esempio il parasitos urbanos. Il nome pianta nomade, fa riferimento al bisogno di doversi spostare continuamente, per cacciare inquinamento e batteri. Nel complesso si potrebbe dire che per metà ci troveremo davanti a piante vere mentre l’altra metà sarà formata da organismi viventi autonomi che si nutriranno di acqua contaminata.

Questa strana ma affascinante creatura, vivendo in simbiosi con piante e microrganismi, decide di spostarsi qualora abbia bisogno di nutrirsi, andando così alla ricerca di acqua. Questo progetto molto interessante ci permetterebbe quindi di rimediare in parte agli errori commessi dall’uomo. Negli ultimi 100 anni infatti, l’uomo ha contribuito in maniera attiva al surriscaldamento del nostro pianeta ma non solo. L’inquinamento delle falde acquifere è un altro problema di cui tener conto fin da subito.

Il fatto che ci siano delle persone disposte a mettersi in gioco per la salute del nostro pianeta e soprattuto del nostro ambiente quotidiano è molto positivo. Non ci resta che sperare quindi, che in futuro nascano progetti analoghi su larga scala, per permetterci di vivere in un mondo migliore.

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