Miti sui fertilizzanti fai da te: cosa ne pensano gli esperti?
Si parla spesso di utilizzare dei fertilizzanti fai da te preparati in casa magari con scarti alimentari. Questo perché si tratta di un metodo di concimazione naturale, sostenibile e abbastanza economico. Effettivamente alcuni di questi rimedi sono utili e funzionano come ammendanti del terreno. Ma in altri casi si tratta di miti e leggende metropolitane che, dal punto di vista scientifico, trovano pochi riscontri. Per questo gli esperti hanno fornito qualche valutazione in merito a questi fertilizzanti fai da te.
Fertilizzanti fai da te: distinguiamo la realtà dal mito

Il primo fertilizzante fai da te di cui parliamo sono i fondi di caffè. Spesso consigliati, ecco che l’utilizzo dei fondi di caffè come concime è un mito. Questo perché è vero che sono ricchi di azoto, ma questo azoto si trova in forma organica. Il che vuol dire che non subito assorbibile dalle piante. Inoltre i fondi freschi possono essere acidi: abbassano il pH del terreno. Questo potrebbe andare bene per le piante acidofile, ma non per le altre.
Sul breve periodo, dunque, i fondi di caffè non serviranno a nulla. Anche se, sul lungo periodo, si decomporranno e quindi potranno tornare utili. Inoltre da soli non sono sufficienti.
Quello che sarebbe meglio fare, invece, è aggiungere i fondi di caffè al compost. Qui si che diventeranno humus ricco di nutrienti per le piante. In alternativa, potete anche cospargerli alla base delle piante come pacciame.
Passiamo al sale di Epsom: pare che anche questo sia un mito comune riguardo alla crescita delle piante. Il mito nasce dal fatto che il sale di Epsom è ricco di magnesio e zolfo. Il primo serve alle piante per la produzione di clorofilla e la fotosintesi, mentre il secondo interviene nell’attività enzimatica e nella produzione di proteine. Tuttavia se il terreno non è carente di questi nutrienti, aggiungerli non servirà a nulla.
Anzi: se il terreno non è carente di magnesio e zolfo, aggiungerne troppo potrebbe limitare l’assorbimento di calcio e potassio. Come se non bastasse, aumentereste troppo la salinità del terreno, causando stress alle radici.
Se proprio volete aggiungerlo, prima fate un test del terreno per controllare che sia davvero carente di magnesio e fosforo.
Altro mito: le bucce di banana. Solitamente ci viene detto di aggiungerle per aumentare i livelli di potassio del terreno. Questo perché le banane contengono, effettivamente, buoni livelli di potassio, oltre che piccole quantità di calcio e fosforo. Il problema, però, è come con i fondi di caffè: le banane non riescono a fornire alle piante questi nutrienti in maniera sufficientemente veloce.
I nutrienti presenti nelle bucce, infatti, sono presenti in forma organica. Prima di poter essere assorbiti dalle radici devono essere decomposti, il che richiede settimane o mesi.
Meglio sarebbe, dunque, aggiungere le bucce di banana al compost o farle essiccare, macinandole, in modo da ottenere una polverina da spargere sul terreno. Anche in questo caso, le bucce di banana vanno considerate come ammendanti sul lungo termine, non una soluzione rapida.
Più o meno stesso discorso con i gusci delle uova: aiutano ad aumentare i livelli di calcio, ma solamente in circostanze particolari. Effettivamente i gusci delle uova sono composti soprattutto da carbonato di calcio. E le piante sappiamo che usano il calcio nella costruzione delle pareti cellulari e nello sviluppo delle radici.
Tuttavia il calcio dei gusci d’uova è in forma cristallina, il che significa che si decompone molto lentamente. Di nuovo, non è una soluzione rapida a un terreno povero di calcio. Considerate che ci vanno mesi o anni affinché i gusci di scompongano.
Se proprio vogliamo usarli, bisogna prima frantumarli e macinarli. In questo modo si decomporranno più velocemente. Oppure aggiungeteli al compost.

Infine abbiamo il letame grezzo. Sappiamo che contiene parecchia sostanza organica e nutrienti come azoto, fosforo e potassio. Il che lo renderebbe un utile ammendante del terreno. Il condizionale qui è d’obbligo perché, purtroppo, il letame fresco si porta appresso anche alti livelli di ammoniaca e sali solubili che potrebbero bruciare le radici delle piante.
Inoltre il letame fresco potrebbe contenere anche patogeni nocivi come l’Escherichia coli, la Salmonella e la Listeria che finirebbero col contaminare gli ortaggi.
Per evitare questi problemi, bisogna sottoporre il letame fresco a un compostaggio a caldo di 3-6 mesi. In questo modo si uccideranno la maggior parte dei microbi dannosi. Anche così, però, ricordatevi che si tratta di un concime a lento rilascio, non adatto a chi cerca soluzioni veloci.