Jicama, la patata messicana che non è una patata

Mai sentito parlare della jicama? Non si tratta del nome di una bevanda esotica e neanche di una danza caraibica. Jicama è infatti uno dei nomi con cui è conosciuta la Pachyrhizus erosus. Nota anche come patata messicana, questo tubero non è però affatto una patata intesa come pianta appartenente alla famiglia delle Solanacee. Si tratta invece di un tubero che fa parte della famiglia delle leguminose (è anche chiamata Yam Bean). E che, a dirla tutto, come forma assomiglia un po’ a una testa d’aglio.

Cosa sappiamo della jicama?

jicama

La jicama è originaria del Messico, ma si sta diffondendo anche in Cine, nelle Filippine e in Indonesia. È una pianta rampicante che può diventare alta anche 5 metri. La parte commestibile è rappresentata dalle sue radici, dei tuberi di colore giallastro avvolti in uno strato esterno che ha la consistenza della carta. La polpa, invece, ha la consistenza croccante tipica delle patate crude.

Come sapore, è molto dolce, tanto che si dice che ricordi quello delle mele. Anche se ha delle note di frutta secca. Normalmente la jicama è mangiata cruda, condita con sale e succo di limone. Talvolta vi si aggiunge anche una nota speziata o del peperoncino.

Nulla vieta, poi, di mangiare questo tubero cotto nelle zuppe, al forno, nelle torte salate o anche fritto. Inoltre può essere fritto (un’alternativa alle patatine fritte, ma più dolce) o usato nella macedonia e nelle insalate. In Messico la si usa in un piatto noto come Xec, una sorta di insalata di frutta composta da mandarini, arance, succo di agrumi, coriandolo, sale, pepe e, ovviamente, jicama.

Se deciderete di assaggiare la jicama, dovrete eliminare per bene la buccia esterna che è scura, molto spessa e ricca di sostanze tossiche. Può anche essere usata per preparare salse da abbinare a carne di maiale o pesce.

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