Attenzione alla lattuga d’acqua: bella sì, ma dannosa per l’ecosistema

Negli ambienti acquatici, soprattutto quelli di acqua dolce, alcune piante possono diventare un problema serio se si diffondono troppo velocemente. Non si tratta solo di erbe spontanee, ma anche di specie introdotte dall’uomo, magari per motivi estetici o per usi nei laghetti artificiali e negli acquari. Una di queste è la lattuga d’acqua, una pianta che galleggia sulla superficie dell’acqua e che, se non controllata, può causare danni a livello ambientale ed economico.

Lattuga acquatica: svantaggi da conoscere

La lattuga d’acqua, chiamata anche Pistia stratiotes, ha foglie carnose, spesse e leggermente pelose, disposte a forma di rosetta. Galleggia grazie a piccole sacche d’aria all’interno delle foglie, mentre le radici restano immerse, libere di fluttuare nell’acqua. Cresce molto velocemente e tende a formare tappeti fitti che ricoprono tutta la superficie degli stagni, dei canali e dei laghi dove si sviluppa. Anche se i suoi fiori sono molto piccoli e poco visibili, la pianta si riproduce facilmente e in poco tempo può invadere aree molto estese.

Lattuga acquatica: svantaggi da conoscere

Il problema nasce quando la lattuga d’acqua copre troppo la superficie: blocca la luce e riduce l’ossigeno nell’acqua, mettendo in difficoltà pesci, piante locali e altri organismi. Questo causa un forte calo della biodiversità. Inoltre, può rendere difficile l’uso dell’acqua per attività umane come la navigazione, l’irrigazione e la pesca. In alcune zone del mondo, come in Florida, la diffusione di questa pianta è diventata un vero problema ambientale e gestionale.

Per cercare di tenere sotto controllo la crescita della lattuga d’acqua si usano diversi metodi. Uno è la raccolta manuale o meccanica, cioè la rimozione fisica delle piante dall’acqua con l’uso di attrezzi o macchine apposite. Un altro è il controllo biologico, che consiste nell’introdurre insetti che si nutrono della pianta, come alcuni punteruoli o larve di falena. In alcuni paesi esiste anche una regolamentazione specifica che ne vieta la vendita e la diffusione, proprio per evitarne la propagazione.

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