Acanto comune: i trucchi dell’esperto per una coltivazione perfetta
L’acanto comune (Acanthus mollis) è una specie appartenente alla famiglia delle Acanthaceae. È nativa delle aree del bacino mediterraneo. Il suo nome deriva dal greco e significa “spina”, in riferimento alle foglie lucide e oblunghe con bordi frastagliati. Ha un portamento cespuglioso, cresce nei prati di campagna, ai bordi dei ruscelli e ai margini dei boschi.
Caratteristiche dell’acanto comune
L’acanto è caratterizzato da un fusto eretto e cilindrico, che lignifica alla base. Ha un’altezza compresa tra i 50 e i 150 cm. Presenta foglie molto grandi, che possono arrivare anche a 80 cm, ricoperte di peluria sulla pagina superiore. I fiori sbocciano a tarda primavera e in estate. Sono grandi circa 5 cm e raggruppati in infiorescenze a pannocchia. Hanno una colorazione tra il bianco, il rosa e il violaceo. Ogni fiore è situato all’ascella di una brattea, cioè una foglia modificata.
Consigli per la coltivazione
L’acanto comune è una pianta che non richiede troppe attenzioni. Può essere coltivata sia in vaso che in piena terra in giardino. È abbastana rustica, predilige posizioni a mezz’ombra ma si adatta bene anche a zone più ombrose o più assolate. Durante l’inverno perde la parte aerea ma mantiene l’apparato radicale. Le radici sono molto grandi quindi, se coltivata in vaso, bisognerà scegliere un vaso profondo e spazioso. Apprezza i climi caldi ma ha un’elevata resistenza anche al freddo. Riesce a sopravvivere anche alle gelate, che possono danneggiare la parte aerea ma non le radici. Nella primavera successiva la parte aerea crescerà nuovamente.
La pianta cresce bene anche in terreni poveri, l’ideale è che siano freschi e ben drenati. È in grado di sopportare periodi di siccità ma una corretta irrigazione favorisce una fioritura più abbondante e duratura. In autunno le innaffiature possono essere gradualmente ridotte, per poi essere sospese in inverno. Una volta al mese, durante la primavera e l’estate, è possibile fornire del concime liquido, diluito nell’acqua delle innaffiature.