China: la pianta dell’Amazzonia che cura e si coltiva con facilità
L’albero di china è una pianta originaria del Sud America che ha avuto un ruolo fondamentale nella medicina tradizionale e moderna. Viene coltivato soprattutto in paesi come Perù, Ecuador e Bolivia, e cresce bene nelle zone montane e umide, in particolare lungo le Ande. Questa pianta è conosciuta principalmente per la sua corteccia, che contiene sostanze attive molto utili in campo medico. È stata usata per secoli per curare la febbre e, soprattutto, la malaria.

Il nome scientifico della china è Cinchona officinalis, e la sostanza più importante che si ricava dalla sua corteccia è il chinino. Questo principio attivo è noto per le sue proprietà antipiretiche e antimalariche, ma ci sono anche altri alcaloidi presenti, come la chinidina, usata per regolare il battito cardiaco. Oltre al chinino, la pianta contiene tannini che la rendono utile in caso di diarrea, piccole ferite o infiammazioni. Anche le vie respiratorie possono trarre beneficio dall’uso della china in caso di tosse o raffreddore.

Negli ultimi anni, il governo peruviano e alcune istituzioni locali hanno avviato programmi per proteggere e coltivare nuovamente questa pianta, visto il rischio di scomparsa causato dalla raccolta eccessiva in passato. Sono stati creati vivai, sviluppate varietà resistenti e promosse attività di riforestazione, anche con il coinvolgimento delle scuole e delle comunità locali. Coltivare la china in modo sostenibile è diventato un obiettivo importante, sia per motivi ecologici che economici.
Per chi è interessato alla coltivazione, è utile sapere che l’albero di china richiede un clima tropicale o subtropicale, un terreno ben drenato e ricco di sostanza organica. L’irrigazione deve essere regolare ma senza ristagni. La pianta può essere propagata per seme o per talea e, con le giuste cure, inizia a produrre corteccia utile dopo circa 5-8 anni. La raccolta deve essere fatta in modo controllato, per non danneggiare l’albero e permetterne la rigenerazione.